a bacio > bene “m’è venuto a bacio” > “m’è venuto bene”.
abbriccic(h)o > cosa strana che non si sa come fa a stare in piedi. A Pistoia vale per cosa di poco valore.
aggeggio > cosa strana. Come per abbriccico, a Pistoia vale per cosa di poco valore.
anda > usato in frasi tipo: “dagli l’anda” > “fallo partire”. Come in pistoiese.
apisse > lapis. Da non dimenticare che il toscano non sopporta l’uscita consonantica.<
arfasatto > uno che fa le cose senza pensare. La parola è stata presa dal pistoiese. Il dialetto sammommeano non conosce la prostesi vocalica.
arule(s)gio > alloro. Molto probabilmente deriva da “lauro regio”, che viene dal latino “laurus” > alloro.
aschero > sentimento di rabbia, nostalgia, rimpianto, desiderio o voglia. Secondo il cantautore Francesco Guccini potrebbe derivare dal greco “eschara” (bruciatura, fuoco, ferita purulenta) o dal longobardo “eiskon” (domandare).
bac(h)o > baco.
bacherozzolo > baco.
ballotto > castagna lessata. Usato anche nell’Alto Reno emiliano in luogo del bolognese “baluus”.
balugano > persona strana. Come a Pistoia e nei dialetti altorenani.
barba > radice. Voce pantoscana presente anche nell’Alto Reno emiliano.
bastraone > un uomo perditempo, chiacchierone, fannullone.
bazza > mento.
becco > maschio della capra. Voce longobarda.
belluria > bello (poco usato).
bietta > piede, in frasi tipo “tu ha’ una bella bietta” > “hai un piede grande”.
bigonciatura > fase a cui vengono sottoposte le castagne appena uscite dal metato: vengono messe in una bigoncia e pestate per dividerle dalle loro bucce.
birignoccolo > grumo, brufolo, bernoccolo.
biro > grumo, “nella polenta mi c’è venuto tutti i biri” > “nella polenta ci sono molti grumi”. A Treppio, Pistoia, Spedaletto, Sambuca, Pavana i grumi nella polenta sono chiamati “frati”.
bischero > come ovunque in Toscana, ovvero stupido (da “bischero” > pene).
bombo > il bere dei bambini.
bono > buono.
bordata > colpo.
botta > rospo. Voce pantoscana, ma usata di rado a San Mommè.
bove > bue. Voce pantoscana presente anche in alcune località dell’Alto Reno Emiliano (Biagioni).
brevido > parola di difficile interpretazione: una cosa è brevida quando fa venire i brividi, non di freddo… una cosa può essere brevida perché dolce, perché unta…
briao > ubriaco.
briscola > gioco di carte, colpo.
brocciolare > parlare in modo che gli altri non capiscano. La voce deriva dalla credenza che il ghiozzo di fiume (una specie affine al brocciolo) possa in certe occasioni “mugolare”, emettendo sordi borbottii. La credenza ha recentemente trovato una conferma scientifica.
brocciolo > propriamente è lo scazzone (cottus gobius), ma indica genericamente i pesci di fiumi piccoli e dalla testa grossa. A Pavana i broccioli di dimensioni più grandi erano chiamati “tanacca”.
broda > cibo del maiale. Voce longobarda.
bru(s)cello > acqua che ghiaccia sugli alberi.
bubbola > mazza di tamburo.
buristo > mallegato, insaccato fatto con sangue di maiale e ciccioli. Deriva dalla parola longobarda “blutwurst”, che significa all’incirca sanguinaccio. A Treppio è conosciuto come “burischio”.
bussolo > bosso, con suffisso “-olo”.
buttata > il germogliare delle piante.
caldano > braciere di rame, nel quale veniva accesa la brace, usato per scaldarsi. nella zone dell’alto Reno è detto “caldan”.
ca(s)cio > formaggio. La forma cacio è pantoscana e giunge fino alle propaggini emiliane dell’Alto Reno.
cam(b)era > camera (usato raramente).
caniccio > propriamente sarebbe il piano di assi di legno su cui vengono messe le castagne a seccare nei metati, a volte indica l’intera costruzione.
cantero > vaso da notte.
capra > capra.
cardo > riccio della castagna.
casa > casa, “vaiaccasa” > “vai a casa”, “la c(h)asa” > “la casa”.
cascia > acacia.
castagnaccio > dolce con farina di castagne, pinoli, uva sultanina, noci.
ce(s)ci > ceci.
ce(s)cio > cece.
ceppa > ceppo, parte inferiore del tronco di un albero. Si noti il passaggio da maschile a femminile (inversione del genere).
ceccofuria > persona che fa le cose di fretta.
cencio > tipico dolce di carnevale (chiacchiere), straccio.
cighìo > cigolio. A Pistoia e in Alto Reno indica il lamento acuto degli animali feriti, oppure il pianto dei bambini. Il bolognese ha “ziigh”.
ciliegiotto > ciliegio piccolo che non rende, ma anche ciliegia verde non ancora giunta a maturazione.
ciuc(h)o > asino. La forma ciuco è pantoscana. Nella vicina valle del Reno (es: Lagacci e nel Bolognese Stagno) viene sonorizzata la seconda “g” e si ha “ciugo”.
ciuffone > persona con i capelli lunghi. Dal longobardo “zopf” > capelli.
conchino > vaso di terracotta per piante.
concio > letame.
corbello > cesto fatto con strisce di legno fra loro intrecciate.
covo > luogo dove nascono molti funghi. Ogni fungaiolo lo tiene segreto. A Pistoia viene detto “ceppa” (in pistoiese il porcino è detto ceppatello e in Alto Reno si usa cioppadello assai simile anche al termine felsineo), in Alto Reno (bolognese e pistoiese) si usa “bolada” (che deriva dal latino boletus (il porcino è “boletus edulis”)). Un gruppo di funghi attaccati viene definito “covata di funghi”.
cria > l’ultimogenito di una famiglia di uccelli (specialmente galline), o anche col senso di “il più piccolo”. A Badi, Stagno e Bargi (Valle del Limentra Orientale) indica i germogli, i funghi che cominciano a spuntare e i pesciolini appena nati.
crocchia > testa (poco usato). La voce è nota anche nelle vicine valli del Reno e delle Limentra. Per i pavanesi i sambucani sono “crochioni” (con una c sola secondo l’uso settentrionale) e i sambucani contraccambiano con la stessa moneta dando dei “crocchioni” (con due c) ai pavanesi.
cro(s)ce > croce. Nei dialetti altorenani (da Lagacci a Sambuca, da Pavana a Campeda, da Lizzano a Stagno) è “crosge”.
desinare > pranzo, pranzare
diaccio > ghiaccio, freddo.
dito > dito.
dolco > molto morbido.
don(d)ola > donnola.
dreto > dietro. Presenta metatesi di “r” come nel pistoiese.
fame > fame.
farfalla > farfalla.
fettunta > si tratta della popolare bruschetta. Una volta i pistoiesi di città usavano chiamarla anche “zampanella”. In Alto Reno la “zampanella” indica, invece, un particolare prodotto della cucina montana modenese (i borlenghi).
fiume > fiume.
fo(s)ce > vallata esposta (o che porta) al vento: “la foce della Collina”. In pistoiese il termine indica anche qualsiasi luogo particolarmente umido e freddo.
foc(h)o > fuoco.
fognare > nevischiare. Fogna quando nevica poco, quando nevica e piove insieme.
forcato > forcone.
fosso > fiume.
freddo > freddo.
fru(s)giata > caldarrosta. In uso anche nell’Alta Val del Reno emiliana (porrettano “frusà”) al posto del felsineo “aròsti”.
frustone > un particolare tipo di serpente che, stando alle voci popolari, si difende dai nemici usando il proprio corpo come una frusta.
fungaiolo > cercatore di funghi.
gioc(h)o > gioco.
grotto > ciglio. Voce longobarda.
guscione > castagna senza polpa, viene anche detta “buccione”.
inzalata > insalata.
ire > andare.
lamo > amo. Con concrezione dell’articolo (l’amo > lamo).
latte > latte.
lempitella > nepitella, pianta aromatica. A Pistoia è anche chiamata “nempitella” o anche “empitella”.
leppa > freddo. Probabilmente è voce germanica.
licit > gabinetto (poco usato). Come a Pistoia; a Campeda, Pavana, Sambuca usa “liscite”.
lievito > lievito. Presenta il dittongo “-ie-” eliminato nei dialetti pistoiesi più settentrionali.
logo commodo > gabinetto (poco usato). Presenta, caso raro nel dialetto sammommeano, il raddoppio di “m” intervocalica. Come a Pistoia e nell’Alto Reno Pistoiese.
loto > cachi.
lu(s)ce > luce.
lu(s)certola > lucertola.
maialini > vomito. Come a Pistoia.
malva > mallo, gheriglio della noce. A Pavana viene indicato dalla parola “marla”.
marescano > straccio.
matricine > piante di alto fusto che non vengono abbattute perché destinate al rimboschimento.
meo > era il bambino che andava a fare il carbone in Maremma. Come nell’Alto Reno emiliano e pistoiese. A Pistoia la parola meo indica, invece, il garzone e, più in generale, il ragazzo.
metato > seccatoio per castagne. É formato da due piani divisi dal caniccio: in quello inferiore viene tenuto acceso un fuoco, in quello superiore sono stese le castagne. Nella zone ne sono ancora attivi due.
miccio > montone. A Pistoia è sinonimo, al contrario, di asino.
miele > miele. Vedi lievito.
mirtilli > mirtilli.
mondolone > castagna sgusciata bollita.
nazzicare > raspare, lavorare intorno a qualcosa.
neccio > dolce di farina di castagne. Presente anche nei dialetti emiliani dell’Alto Reno. Il “neccio ciec(h)o” è un neccio con la salsiccia.
nepote > nipote (poco usato).
nessuno > nessuno.
nevic(h)a > nevica.
nimo > nessuno.
nini > persona bassa. A Pistoia è usato come appellativo scherzoso rivolto soprattutto ai bambini.
nino > maiale. Come in pistoiese e in bolognese (“ninén”).
nipote > nipote.
nòe > no. Con “-e” paragogica.
occhi > occhi.
ombrico > lombrico. Con discrezione dell’articolo (lombrico > l’ombrico).
ovo > uovo.
pa(s)ce > pace.
pane > pane.
pattona > polenta di farina di castagne. A Pavana “patona” indica il neccio di spessore più grosso. Viene dal latino “pactus” col significato di “compatto”
paura > paura.
pennato > utensile usato per tagliare rami, ripulire alberi…
pentolini > mirtilli. La voce è presente nei dialetti rustici pistoiesi e giunge in alcune località del vicino comune di Sambuca Pistoiese (la variante altorenana più diffusa è tuttavia il derivato “pignattini”). Nella montagna pistoiese sono in uso anche le forme “baggioli”, “piuli”, “lampoline” e “dampoline” (quest’ultima, con l > d cacuminale, nell’antico treppiese).
penzieri > pensieri.
pettata > ripida salita.
peo > fumo.
piaggia > ripida discesa.
piazza > spiazzo dove preparare carbonare.
pilla > vasca di pietra. A Pavana è il recipiente di pietra scavata usata come abbeveratorio del pollame. Si noti che il latino ha “pila” col significato di colonna e che la “pila” è la vaschetta di pietra o marmo delle chiese in cui è contenuta l’acqua santa.
pirino > bischerino. Come a Pistoia, ma diversamente dai dialetti altorenani e da quello di Montale pistoiese che usano “pirino” come sinonimo di pulcino (dall’onomatopeico piri piri).
poero > povero (in senso dispregiativo). Con dileguo di “v” intervocalico come nel pistoiese e nel montalese.
pollone > ramo giovane.
pomo > cachi.
popone > melone. Forma pantoscana, l’italiano melone è imprestito settentrionale (bolognese “mlòn”).
pruno > rovo.
pu(s)cino > pulcino. La forma “pucino” è presente anche nel pistoiese e in alcuni dialetti altorenani (es: lagaccese “pucine” e frassignonese “pucino”).
ramallo > ramarro (poco usato). Forma panpistoiese, con lambdacizzazione della geminata “-rr-“, presente anche nei dialetti emiliani dell’Alto Reno. Lo studioso tedesco Gerhard Rohlfs riteneva la parola ramarro un relitto dell’antica lingua etrusca “ramarro” > ramarro. La geminata “-rr-” viene fatta sentire con forza.
ramerino > rosmarino. La forma “ramerino” si riscontra in alcuni dialetti emiliani dell’Alta Val del Reno.
rimiolo > colpo di fortuna.
rocciolo > grumo.
rosa > prurito. Termine pantoscano presente anche nei dialetti emiliani d’Alto Reno.
rubizzo > pianta dalla pelle dura, persona robusta.
ruggiola > fiore selvatico simile alla ginestra.
rumicciare > raspare, lavorare intorno a qualcosa.
saltabecca > cavalletta. Vocabolo dei dialetti pistoiesi presente anche nei dialetti emiliani d’Alto Reno.
saltabecco > vedi “saltabecca”
sbroscia > neve sciolta pestata, o qualunque cosa a essa simile. A Pistoia indica una minestra insipida e sgradevole, come può sembrare appunto la neve sciolta.
scazzabubbola > persona che vale poco.
sciamannare > fare confusione.
scimmia > in frasi tipo “prendere una scimmia” > “ubriacarsi”.
sciocco > persona stupida, pietanza non salata.
scoccolo > semplice, veloce da farsi, in frasi tipo “Che credi che sia tutto scoccolo?” > “Che credi di trovare tutto pronto, semplice”. Probabilmente il termine “scoccolo” viene da scoccare (con suffisso “-olo” del tipo conigliolo, formicola, etc.).
scoiattolo > scoiattolo. A Rivoreta, Sambuca, Lagacci, Brandeglio, Pavana, Badi, Stagno, etc. lo scoiattolo è indicato con un antico relitto ligure: “goge”.
scranna > sedia alta. Voce longobarda normalmente attribuita ai soli dialetti emiliani, ma presente in alcune aree rurali della Provincia di Pistoia come Montale Pistoiese.
seggiola > sedia. E’ forma pantoscana presente anche in aree marginali dell’Emilia.
sinibbio > vento gelido, freddo intenso. In pistoiese vale anche per percossa.
sito > puzzo.
sole > sole, “il zole” > “il sole”.
staccio > setaccio.
stollo > palo nel mezzo al pagliaio. Voce longobarda.
testi > pietre su cui vengono cotti i necci.
togo > persona furba. Presente in molti dialetti italiani la parola “togo” viene dall’ebraico “tov” > buono.
tra il lusco e il brusco > tra il giorno e la notte. Si tratta di una espressione dei dialetti pistoiesi presente anche in alcuni dialetti emiliani dell’Alta Valle del Reno.
troppolo > pezzetto di legno.
uggia > ombra.
uvetta > uva sultanina.
vassoia > largo piatto, usato per la “vassoiatura” delle castagne. A Pavana si dice “vasora”, con esito settentrionale “aro” contrapposto al toscano “aio” e la degimazione consonantica di “ss”.
vassoiatura > fase di ripulitura e divisione delle castagne secche dalle bucce, avviene dopo la “bigonciatura”.
vieto > che sta per andare a male, “questo prosciutto è vieto” > quando il grasso comincia a diventare un po’ giallognolo.
vino > vino. I paesi toscani delle vicine valli del Reno e delle Limentra presentano la caduta della “-o” finale (es: “vin” a Pavana) oppure la sua sostituzione con “-e” (es: “vine” a Lagacci).
vizzato > vitalba. I germogli della vitalba vengono raccolti, bolliti e poi usati per le frittate. In altre zone del pistoiese, del pratese e del fiorentino si preferisce chiamarla “vizzadro”.
vizzatolo > vedi “vizzato”
vo via > vado via. A San Mommè si usa “io vo via”, ma in alcune zone della provincia di Pistoia sopravvive l’antico “i’ vo via”.
vo(s)ce > voce.
volpe > volpe. A Pistoia e nel pistoiese sono presenti le forme gorpe e golpe.
zizzola > freddo. La voce è conosciuta anche nei dialetti emiliani dell’Alto Reno.